olio e collage su tela, cm 70×60
firmato in basso a destra Conti
È forse un incontro tra la realtà artificiale della città e quella naturale del paesaggio quello a cui assistiamo nell’immagine del Saltimbanco, che con una gamba affonda nel terreno, mentre con l’altra si solleva in un passo di danza, ritmata dal rullo del tamburo nelle sue mani. Lo sventagliante universo che, come nell’andirivieni di una ruota impazzita, gli rotea attorno, fa perno su di lui.
Per interpretare la figura si può far ricorso ai versi di Aldo Palazzeschi nell’Incendiario: “Chi sono? Son forse un poeta? Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia”.