olio su tela, cm 70×60

firmato e datato in basso a destra P. Conti 1920

La cugina Pia, che ritrae Pia Labriola, è un caso unico nell’itinerario pittorico dell’autore. Benché parta da qui la revisione dell’avanguardia, essa non sarà più praticata in questi termini dall’artista. Lo stesso Conti ne parla in La gola del merlo, sottolineando come in altre opere dello stesso periodo “c’è un gusto del pigmento denso, solare, che non ha rapporti col ritratto della Cugina Pia, espresso con una materia da ectoplasma per la quale, ora che Pia è morta, le assomiglia di più”.

Il ritorno alla figurazione è, d’altra parte, realizzato nel rispetto dei “valori geometrici” e del “gusto ornamentale” che ci riconduce a “esperienze iniziali”, al “piacere di cesellare” desunto dal liberty.