olio su tela, erti 90×69

firmato in alto a destra U. Conti

Questo Autoritratto fu eseguito dopo l’operazione di appendicite nell’estate del 1915 a Viareggio. È un magnifico esempio di applicazione della lezione fauve. Alla consapevolezza di sé come artista, già notata nei precedenti autoritratti, si aggiunge, in questo caso, quella di rappresentante di una tendenza in cui, al momento, è tra i pochissimi in Italia. Nelle strisce dell’accappatoio la pennellata s’incanala sicura, ritmando verticalmente la composizione, perfettamente calibrata grazie al riquadro della finestra in cui la figura si accampa con fierezza. Le ombre sul viso non hanno perduto, invece, la cerchiatura secessionista dove, anziché scivolare, l’occhio resta impigliato come nel turgore di piccole gemme. Il fauvismo contiano non si sottrae alla notazione di carattere psicologico, che trova sostegno nella dialettica di luce e ombra.