olio su tela, cm 95×120
firmato in basso a sinistra U.C.
Quest’Allegoria davvero singolare appartiene al periodo in cui Conti, costretto dalla malattia a un riposo forzato, ebbe la rivelazione del colore. Il clima che vi si respira è quello di Viareggio, tra la casa di Plinio Nomellini e quella di Galileo Chini.
Oltre a un’iconografia mediata dal gusto dannunziano di riviste come “Leonardo”, Conti ha inserito nel tema un grottesco secessionista, che conferisce all’opera il suo carattere spregiudicato: esotismo, dissacrazione e libertà d’invenzione nella rimanipolazione dei modelli, di cui è la fantasia a riappropriarsi, anche dove, come per le negre ai lati, la scena da Bai Tabarin sembra osservata dal vero.