(Roma 1915 – Roma 2002). Il Fondo Marcello Venturoli, costituito da archivio, biblioteca e fototeca, è stato donato dagli eredi dello scrittore, i figli Francesco e Paolo, alla Fondazione Primo Conti ETS di Fiesole nel marzo 2013. La documentazione, precedentemente conservata presso le abitazioni di Roma ed Ostia, è presso la Fondazione e, grazie all’assegnazione da parte della Regione Toscana di due borse di studio, è stato possibile procedere all’ordinamento dell’inter corpus documentale attualmente corredato da dettagliati elenchi di consistenza e alla schedatura parziale in SBN della Biblioteca.
Nato a Roma nel 1915 e laureato in Giurisprudenza nel 1940, Venturoli ha parallelamente rivolto i suoi interessi al panorama letterario e soprattutto artistico: fu infatti critico d’arte, giornalista, saggista, poeta e romanziere.
Con il saggio “Le acqueforti di Bartolini” (1941) seguito da “Viaggio intorno alla Quadriennale” (1943) Venturoli inaugura la sua attività attraverso un metodo nuovo di fare critica d’arte, grazie alla frequentazione quotidiana con gli artisti, osservati e conosciuti nella loro fase creativa, nei loro studi o in galleria, ha sviluppato uno stile diretto ed immediato di lettura, in cui si intrecciano vita quotidiana degli artisti e analisi delle qualità delle loro opere; ricordiamo a questo proposito “Interviste di frodo” (Sandron, 1946) in cui alla critica si connette appunto la cronaca dell’attività artistica romana degli anni 1944-1945 con un viaggio attraverso gli studi dei pittori.
Collabora quindi con numerose riviste, in particolare cura, fino dalla sua fondazione (1948), le pagine di critica d’arte del quotidiano «Paese Sera», mantenendo una forte autonomia di giudizio che lo ha portato ad allontanarsi dalla testata nel 1963.Tra le pubblicazioni nate raccogliendo i suoi articoli ricordiamo: “Dagli Impressionisti a Picasso”(Nistri-Lischi 1953), “Personaggi e vicende dell’arte moderna” (Nistri-Lischi, 1965), “Il viaggiatore in arte” (Rizzoli, 1966), “Tutti gli uomini dell’arte” (Rizzoli, 1968), “Le Biennali raccontate” (Riccitelli, 1986).
A metà degli anni sessanta si ritira nella sua casa di Ostia dove riprende l’attività letteraria, avviata già da “I giorni di Ignazio” (Sandron, 1945) storia di una fronda durante l’occupazione tedesca di Roma. Escono quindi i romanzi “Lo sprecadonne” (Rizzoli, 1965) e “Dietro il silenzio” (Rizzoli, 1968), agli anni settanta risale il suo romanzo di maggior impegno “Il libro di Giona”. Riprenderà a pubblicare romanzi con la Newton Compton, ricordiamo “Io, Saffo” (1992) e “La stella di Giuditta”(1994), entrambi finalisti al Premio Strega.
Nel 1951 esce “Dizionario della paura” con il quale vince il Premio Viareggio: incentrato sullo scambio di lettere con Ruggero Zangrandi relativo agli anni 1949-1951, il colloquio epistolare realizza una disputa ideologica tra liberismo e comunismo. Nel 1957 vince nuovamente il Premio Viareggio con “La patria di marmo – 1870/1911” saggio che racconta in chiave satirica la colorata vicenda del monumento a Vittorio Emanuele a Roma, sullo sfondo di quaranta anni di vita nazionale. Ultimo lavoro riguardante la sfera politica è un saggio sulla storia del costume parlamentare italiano all’interno del volume “Montecitorio: uomini e fatti” (1970), che raccoglie contributi dei maggiori storiografi italiani.
Gli esordi poetici risalgono al periodo universitario, quando Venturoli pubblica alcune liriche su «La Fiera letteraria»; tornerà a pubblicare raccolte solo dagli anni settanta, ricordiamo “Canto plurale” (1976), “Il fiore buio” (1979) premio Pisa, “Il filo iridato” (1982) premio Circe Sabaudia, “Racconti in versi” (1985) premio Rhegium Julii, “Come dal giorno prima” (1988) premio Camaiore; tutte apparse presso le Edizioni L’Astrogallo di Ancona.
Nella sua attività di curatore e promotore di eventi espositivi, Venturoli ha anche pubblicato importanti monografie su autori di spicco del mondo dell’arte contemporanea. Nel 2007 è uscito postumo, a cura del figlio Paolo, il volume “Il critico a domicilio” (Campanotto), terminato nel gennaio 1996, distaccata e serena riflessione sul fare arte da parte di un critico che ha sempre creduto fermamente allo stretto rapporto tra arte e vita. L’ultimo volume da lui curato è “Lettere alla postina” (L’Astrogallo, 2002).
Muore a Roma nel 2002. (Scheda Biografica a cura di Eleonora Pancani).