Biografia di Primo Conti

Da "Primo Conti. Catalogo generale della grafica. Incisioni, litografie, serigrafie, a cura di Leonardo Faccioli

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1900
Primo Conti nasce a Firenze in via de' Martelli 4, il 16 ottobre. Gli viene imposto il nome di battesimo Umberto I, in onore del re appena assassinato. Suo padre Alfredo, originario delle campagne dell'empolese, aveva sposato una pugliese di Trani, di famiglia aristocratica, Maria Immacolata Incarnati - figlia del filosofo garibaldino Giuseppe - già vedova con due figlie.

1908-1909
Comincia lo studio del violino, in cui la famiglia ripone inizialmente grandi speranze.

1910
Disegna con assiduita, tanto da spingere la madre a prendere in seria considera­zione la nuova attività e a iscriverlo a una scuola privata di disegno. Eugenio Chiostri, che la dirige, è un anticonformista e un ribelle, destinato a lasciare una traccia durevole nell'allievo. Di notevole cultura e sensibilità, lo istruirà a guardare attraverso gli occhi della propria interiorità, orientandolo verso il lato espressivo della realtà oltre che alla disciplina fondata sullo studio dei maestri.

1911
Frequenta il ginnasio privato Galileo Galilei, dove conosce Alberto Viviani, che è già entrato in contatto con Marinetti e collabora come poeta alle nuove riviste letterarie.
Allungando i colori con l'olio d'oliva dipinge il suo primo quadro: un autoritratto di grande intensità psicologica.

1913
Compone l'opera musicale Romanza per Violino e Pianoforte, che pubblica per le edizioni Forlivesi. Modella la sua prima scultura, un calco del proprio volto in gesso, con la superficie dipinta a olio. Suo padre affitta per lui uno studio per dipingere in piazza Savonarola. In novembre ha i primi contatti con i futuristi (Soffici, Marinetti, Papini, Palazzeschi), in occasione della prima mostra futurista di «Lacerba». Il 6 dicembre Papini gli dona una cartolina riproducente un quadro dì Soffici con questa dedica: «Al più giovane e più intelligente visitatore dell'Esposizione futurista». Conosce Ottone Rosai. Assiste con lui da un palco alla Grande Serata Futurista al Teatro Verdi, di cui sono protagonisti Cangiullo, Marinetti, Papini, Boccioni, Carrà, Soffici, Tavolato e Scarpelli.

1914
Fa amicizia con il poeta Ugo Tommei, che stampa il foglio letterario «II Quartiere Latino». Con lui e con Ferrante Gonnelli allestisce in marzo una mostra di sculture di Boccioni nei locali di via Cavour, dove provvederà anche al restauro di Forme uniche della continuità dello spazio, danneggiata in quell'occasione. Montata la mostra, Boccioni gli chiede di accompagnarlo a rivedere i Prigioni di Michelangelo e traccia per lui qualche disegno futurista su un blocchetto per appunti. Durante l'estate, a Viareggio, dove la famiglia è solita villeggiare, frequenta la casa di Plinio Nomellini, luogo di incontro di molti importanti intellettuali del tempo: Grazia Deledda, Ada Negri, Galileo Chini, Alberto Magnelli, Eleonora Duse, Giacomo Puccini. Conosce Lorenzo Viani. Mentre sta ultimando II molo di Viareggio, in agosto, è colpito da peritonite ed è quasi in punto di morte. Trasportato a Firenze, viene curato e può riprendere a dipingere.

1915
La malattia ha la funzione di catalizzare le numerose esperienze precedenti e di portarle a maturazione. Nei momenti di tregua che essa gli concede, dipinge, disegna e compone versi in modo febbrile, mettendo gradualmente a fuoco una concezione pittorica dove gli spunti liberty, simbolisti e futuristi si alternano a modi sempre più dichiaratamente espressionisti e fauves: un'evoluzione che trova nel colore il proprio cardine espressivo. Trasferisce lo studio a via della Robbia. Il padre acquista una villa ad Antignano (Livorno) e, in società con i fratelli Achille e Ugo, il Politeama Fiorentino e il Teatro Verdi. In agosto viene operato di appendicite. A Viareggio frequenta il Caffè Margherita dove sono soliti trovarsi Moises Levy, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Enrico Pea, Alberto Magri. Esegue la serie dei suoi più maturi dipinti fauves, tra la fine dell'estate e l'autunno. Scopre Stendici.

1916
In marzo l'editore Forlivesi pubblica l'opera musicale di Mario Castelnuovo Tedesco Questo fu il carro della morte, composta nel 1913. La illustrano disegni di Primo Conti che si integrano visivamente alla musica. Va ad abitare con la famiglia in corso Regina Elena, sopra il Politeama Fiorentino. Frequenta Corrado Pavolini (figlio del noto antropologo Paolo Emilio), il pittore Achille Lega e il poeta Gino Chierini. Scopre Baudelaire e Govoni. Studia Cézanne e approfondisce l'orientamento cubista che proviene dalla sua lezione. Poi, sempre più liberamente, sviluppa la propria concezione in senso orfista. Dipinge il ritratto del poeta Gino Chierini e del maestro di violino Fanfulla Lari. Rinsalda i rapporti con i futuristi.

1917
In gennaio legge i Conti Orfici di Campana e i Chimismi lirici di Soffici. Settimelli gli offre la direzione del giornale «Italia Futurista», dove Conti comparirà ufficialmente alla fine dell'anno. In marzo esegue una serie di nature morte di nuova impostazione dove spicca l'ombra degli oggetti. In aprile allo spettacolo dei Balletti russi di Diaghilev al Politeama Fiorentino, conosce Pablo Picasso che, dopo aver visto un suo collage, lo invita nel palco insieme a Magnelli, Palazzeschi, Antonio Bruno e al coreografo Larionov. Incontra anche il ballerino Nijinskji e Leonide Massine. In luglio, con un biglietto di presentazione di Emilio Settimelli, visita Balla a Roma. Questo incontro accentuerà la svolta in senso dichiaratamente futurista della sua pittura. In agosto a Napoli incontra Marinetti a cui legge in anteprima il manoscritto del libro Imbottigliature, e che si entusiasma alle Parole in libertà composte da Conti. Rientrato ad Antignano dipinge La Cocomeraria, Antignano dall'alto. Casa colonica. In settembre frequenta il Caffè Moderno e l'Hotel Helvetia, dove si incontra il gruppo dell'«Italia Futurista», che Raffaello Franchi aveva soprannominato «La pattuglia azzurra». In ottobre Settimelli lo incarica della spedizione dell'«Italia Futurista», mettendolo in condizione di scoprire la vasta rete di relazioni dei futuristi all'estero. In novembre esce il suo libro di prose poetiche Imbottigliature, per le edizioni dell'«Italia Futurista», presentato da Maria Ginanni. È in corrispondenza con il poeta cileno Vicente Huidobro, inventore del «creazionismo» e autore della raccolta La, Tour Eiffel, venuta alla luce nello sfesso periodo di Imbottigliature. Huidobro, vicino a Juan Larrea, padre del surrealismo spagnolo e grande amico di Marinetti, praticava un cubismo letterario e fondava la sua poetica sull'emozione che nasce unicamente da una virtù creatrice.
In dicembre, progettata nella villa di Conti ad Antignano, viene ufficialmente comunicata sulle pagine dell'«Italia Futurista» la costituzione del gruppo futurista fiorentino (Baldassarri, Conti, Ginna, Lega, Neri Nannetti, Notte, Rosai. Spina, Venna, Vieri Nannetti).

1918
In gennaio inizia il dipinto Profughe alla stazione. Collabora a «Ber Sturiti». Settimelli gli affida la direzione dell'«Italia Futurista». Collabora a La Raccolta di Mario Raimondi. Si arruola nel III Genio Telegrafisti e viene inviato a Mantova dove lo visiteranno Palazzeschi, Soffici. Marinetti. Esegue durante l'anno alcuni dei più importanti dipinti futuristi: Strada dì paese. Il saltimbanco, Bambola, Sintesi dì notte 'moderila, Operaio all'osteria.

1919
Esce in febbraio il primo numero della rivista «II Centone» da lui fondata e diretta insieme a Corrado Pavolini. Vi collaborano anche Ottone Rosai e Achille Lega. In marzo aderisce, con un telegramma inviato a Mussolini e firmato da Rossi, Squarzina, Borsi, Ungheresi. Achille, Venna, Lega, Pavolini, Bevilacqua, all'adunata del Fascio milanese: partecipa alla «Grande Esposizione Faturista» di Palazzo Cova a Milano. In giugno, ad Antignano, fa progetti con Pavolini per la pubblicazione di un Manifesto della Pittura Analogica e per Baci italiani, un libro da stampare in collaborazione con Marinetti. Due idee che non verranno realizzate, dove sono tuttavia espressi concetti chiave per la sua pittura e la sua concezione del colore. Dipinge la serie di opere L'oste burlone, Natura 'morta: pera, pìna e uova, Forme architettoniche di una mendicante, Demetrio felice, II limonaro, Eros, che saranno pubblicate alla fine dell'anno nella prima monografia a lui dedicata, curata da Corrado Pavolini pel­le edizioni de «II Centone». In ottobre conosce De Pisis, con cui intratterrà dal 1920 al 1924 un'intensa corrispondenza. Esce il suo libro La fanfara del costruttore.

1920
In maggio, per contrapporsì all'accademismo di riviste come «La Ronda», da vita a una rivistina formato tascabile, «L'Enciclopedia», di umorismo dada: un atto di difesa contro il clima dei movimenti restauratori. Vi collaborano: Fernando Agnoletti, il musicista Giannotto Bastianelli, Raffaello Franchi, Corrado Tavolini, Roberto Papi. In giugno inizia la collaborazione con «La ciurma». In agosto entra in contatto con Giorgio de Onirico attraverso Raffaello Franchi. Da settembre collabora a «La testa di ferro». In dicembre partecipa all'«Exposition National d'Art Moderne» di Ginevra, organizzata da Prampolini, dove il suo lavoro viene accolto come una rivelazione .

1921
In gennaio il poeta espressionista e critico d'arie Theodor Daubler, colpito dalle sue opere, ne scrive sul «National Zeitung» di Berlino.

1922
In aprile espone a «La Fiorentina Prima­verile»,, organizzata da «Valori Plastici», al di fuori del gruppo di Mario Broglio. Il suo Autoritratto con lo specchio vince il premio del Comune di Firenze. Riprende a studiare i maestri del Quattrocento e de! Seicento. In novembre aderisce alla I Corporazione Nazionale delle Arti Decorative insieme a M. Tinti, R. Franchi e C. Suckert (C. Malaparte).

1923
In primavera espone alla Quadriennale dì Torino: i suoi dipinti vengono collocati insieme a quelli di Casorati, de Chirico, Carrà, Morandi e sono segnalati da Gobetti sul «Popolo». In novembre considera con nuovo interesse l'aspetto della pittura religiosa e sogna di essere l'iniziatore di «una vera e grande arte cristiana».

1924
In febbraio inizia a dipingere il Trittico del Golgotha, sul tema della Passione della Vergine. Espone alla XIV Biennale di Venezia, dove ottiene il Premio della Fraglia con l'operaia disputa dei dottori Esegue le scene per la fiaba di Sorelli II sogno di una perla, messa in scena al Teatro della Pergola di Firenze. In novembre, con il dipinto LiungJuk, espressione di una modernità colorita di esotismo e baudelairianamente celata sotto forme mondane, vince il Premio Ussi e ottiene un clamoroso successo.

1925
In aprile, alla III Biennale romana, dove un ampio settore a carattere internazionale è dedicato all'arte religiosa contemporanea, ottiene di esporre nella sua sala personale anche il Trittico del Golgotha insieme al quadro di storia II ratto delle Sabine che, a dispetto del tema, suscita grande scalpore per la modernità che si oppone sia all'atmosfera novecentista sia a un riforno sbiadito alla grande avanguardia. In questo periodo, sino alla fine degli anni Venti, la preoccupazione dominante di Conti è quella di esprimere in pittura i germi di una modernità di costume che si traduce nella riduzione della pennellata a un segno asciutto - quasi tipografico -, nato, come nell'espressionismo e ne! fauvismo, dalla considerazione di vivere in un tempo in cui la stampa di riproduzione gareggia con la pittura. Contemporaneamente, un intento dissacratorio lo spinge ad associare l'elemento religioso agli aspetti più crudi della vita moderna e alla seducente volgarità dell'affiche, andando controcorrente rispetto alla pittura del Novecento, destinata a restare irrimediabilmente fuori del tempo. Alla fine del 1925 è sempre più tentato dall'esperienza teatrale. Entra in contatto con Massimo Bontempelli e Sibilla Aleramo.

1926
Le sue opere esposte alla XV Biennale di Venezia sono fonte di controversie. Cresce invece la notorietà all'estero, soprattutto in Germania e in Svizzera. Su «II Selvaggio» di luglio l'amico Rosai lo attacca duramente. In agosto il padre vende la villa di Antignano. Inizia per la famigia una serie di difficoltà economiche. In ottobre si trasferisce a Viareggio, dove resterà fino al 1930. Fa progetti per allestire spettacoli teatrali a cui dovrebbero partecipare anche Pirandello e Bontempelli. Frequenta Pea e Viani. Da ora fino all'inizio della seconda guerra mondiale partecipa invitato a tutte le mostre dell'Istituto Carnegie a Piftsburgh (USA), alle Biennali di Venezia e alle maggiori rassegne d'arte italiana all'estero.

1927
Si abbandona a una mondanità sfrenata. Scrive sceneggiature per il cinema. Partecipa al I Concorso nazionale per un film italiano, organizzato dal giornale «II Tevere», e vince il premio, a pari merito con Filiberto Scarpelli, con II Carro di Tespi. Frequenta Fregoli, Dina Galli, Memo Benassi, Tina di Lorenzo, Ermete Zacconi, Gandusio, Bontempelli, Paola Masino, Pirandello e Marta Abba. Il fallimento della banca dello zìo coinvolge anche il padre; per salvarlo dai debiti si mette a dipingere su commissione.

1928
Conosce Munda Cripps che prende lezioni di pittura da lui. Dipinge i ritratti di Luigi Pirandello e Marta Abba. Alla fine dell'estate Pirandello legge in casa di Conti il suo Lazzaro appena terminato, alla presenza di Repaci, D'Ambra, Chiarelli e Bontempelli. In novembre, dopo qualche incertezza, partecipa alla II Esposizione del Novecento, a cui è invitato da Margherita Sarfatti, col solo Ritratto di Pirandello.

1929
Collabora con Leonida Repaci, Gian Capo, Colantuoni e Carlo Salsa alla fondazione del Premio Letterario Viareggio. Dipinge l'allegoria La prima ondata. Entra in contatto con Giuseppe Bottai.

1930
II padre acquista un villino a, Viareggio sul cui retro viene situato uno studio per Conti. Sposa la, diciassettenne Munda Cripps di origine inglese. I decreti fascisti a favore dei Consorzi determinano il crollo di tutte le industrie di marmi della Versilia e anche di quella, fiorentissima, dei Cripps. Nuove gravi difficoltà economiche.

1931
Si trasferisce a Firenze in via Maggio. In giugno nasce la prima figlia, Maria Novella. In dicembre conosce Elio Vittorini. Frequenta il Caffè Paskowski, luogo di ritrovo di Lega, Rosai, de Chirico, Franchi, Agnoletti, Marangoni, Augusto Hermet; va, ad abitare in via de' Banchi 4.

1932
In gennaio, insieme ad Arturo Martini, inaugura la mostra retrospettiva sui primi venf'anni del suo lavoro nelle sale di Palazzo Ferroni restaurate dall'architetto Michelucci. In dicembre lo va a trova­re Alberto Savinio, con cui rinsalda, un sodalizio che si protrarrà fino alla primavera 1933.

1933
La vita domestica da luogo a una serie di opere soffuse di un nuovo mistero poetico, profondamente antitetiche allo spirito degli «urlati» anni Trenta,. Savinio è suo ospite a Firenze; in novembre lo invita a spedirgli fotografie dei suoi dipinti per pubblicarle nella rivista «Colonna» che sta preparando a Milano. Dipinge alcuni dei quadri più significativi: Bimba e farfalla, Ritratto di Munda, Frutta dall'alto, Nudino. In dicembre riprende i contatti con Bottai e con Roberto Papi, conosciuto nell'infanzia. Contribuisce all'impostazione di una nuova rivista, «Arte Mediterranea», e invita Bottai a collaborarvi.

1934
Abita in via Vecchietti 6. Un suo quadro è acquistato da Giuseppe Bottai. Partecipa insieme a de Onirico alla battaglia per la stazione di Firenze, sostenendo il progetto in stile funzionalista di Michelucci che, grazie alla mediazione di Bottai, finirà per essere favorito dallo stesso Mussolini, ottenendo l'approvazione ufficiale. Espone La zingara, alla XIX Biennale di Venezia. In ottobre nasce la figlia Maria Gloria.

1935
Organizza, nelle sale del Lyceum di Firenze, una mostra dell'espressionista tedesco Karl Hofer, con cui la sua pittura ha vari punti di contatto in questi anni. In primavera, con de Chirico, Casorati, Sironi, è chiamato a collaborare al rinnovamento della scenografia del Teatro Musicale Fiorentino. Lavora ai bozzetti di Un ballo in maschera.

1937
Lavora ai bozzelli dell'Otello per il Maggio Musicale Fiorentino e del Parsifal per il Teatro dell'Opera di Roma.

1938
È colpito da un'infezione che lo costringe a letto, tra la vita e la morte, per 90 giorni. Gli sono vicini il poeta Nicola Lisi e Giovanni Papini, con il quale ristabilisce da ora un più intimo rapporto di amicizia. Espone alla Biennale di Venezia il Ritratto di Mussolini a cavallo.

1939
Esegue le scene e i costumi del Trovatore di Verdi per il Maggio Musicale Fiorentino. Per l'aula del tribunale civile del nuovo Palazzo di Giustizia di Milano, crea la tela La Giustizia del Cielo e della Terra, intorno alla quale si scatena una terribile polemica, avendo Conti collo­cato la figura di Mussolini tra i giudicabili. Lo difendono Bottai, Grandi, Piacentini.

1940
Per il Palazzo dell'Albania, alla Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare a Napoli, esegue la tela Albania romana. È nominato Accademico di San Luca. Riprende a frequentare Marinetti ormai alla vigilia della partenza per la Russia.

1941
Diventa titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Beile Arti di Firenze. In maggio espone con de Chirico alla Galleria Firenze, affiancando alle opere fuluriste di un tempo quelle della nuova maniera. Motivo ispiratorio della sua nuova pittura è Picasso, ristudiato dall'arte italiana solo nel dopo guerra. Viene insignito, da Maria José di Savoia, della Croce di Cavaliere dell'Ordine di S. Maurizio e Lazzaro. Esce una monografia sul suo lavoro, redatta da Pietro Tornano per le edizioni Le Monnier.

1942
Conti e de Chirico invitano Soffici a esporre insieme a loro, ma la proposta non potrà attuarsi a causa dei precedenti impegni di Soffici.

1943
In febbraio espone nuovamente con de Chirico alla Galleria Firenze, affiancando a opere di carattere tradizionale opere di ricerca astratta, come Bimba al piano e Donna che cuce, dipinte entrambe nel 1942, nelle due versioni «sintesi» e «arabesco», dove riaffiora la lezione del futurismo. In La modella che dipinge (1943) è già contenuto, invece, il presupposto di molti dipinti attuali. In altre opere, come Ritratto della madre, o Vino e pesche, affiora la lezione di Goya, Velazquéz, Corot. Giura fedeltà al mestiere insieme a de Chirico e a Bueno. Per la mancanza di colori, dovuta alla guerra, esegue la sua prima scultura in bronzo, Ragazza che si pettina. È nominato commissario del Sindacato Nazionale delle Belle Arti, una carica che ha carattere esclusivamente artistico e assistenziale, dove lo affiancano come giovani aiuti Giovanni Spadolini e Giuliano Prezzolini. Collabora a «Italia e Civiltà», il nuovo giornale fondato da Ardengo Soffici.

1945
Rischia la condanna al confino per aver accettato la nomina a commissario delle Belle Arti. Lo visita Giovanni Papini.

1946
In ottobre Papini parla della nuova pittura di Conti in una monografia che accompagna la mostra alla Galleria Ciardello di Palazzo Ferroni.

1947
Conosce Jorge Zalamea, amico di Garcia Lorca. Zalamea organizza una mostra di dipinti suoi e di de Chirico a Bogotà, nel Palazzo del Libertador, che sarà poi incendiato per una sommossa politica.

1948
Muore il padre. Trascorre lunghi periodi nella villa che ha acquistato a Fiesole. In una elisi mistica abbraccia una nuova fede ed entra a far parte del 111

Ordine Francescano, con il nome di fra Ginepro. Per oltre un decennio seguirà le regole dell'ordine, continuando comunque a dipingere.

1949
Partecipa alla «Rassegna di Cinquantanni di Pittura Italiana» alla Galleria Barbaroux di Venezia, insieme a de Chirico

1950
Visti gli esiti della Biennale di Venezia, de Chirico lo prega di accogliere il suo invito a scrivere contro la pittura modernista, nel numero unico di un giornale di critica della Biennale. Da questo momento i due si perdono di vista fino al 1974.

1951
La sua pittura di ricerca da segni di ripresa con II ciabattino, e da qui in poi con opere che cercano di innestare la sua precoce esperienza dell'avanguardia nella nuova apertura artistica di questi anni. In novembre partecipa a Bologna alla «Mostra Nazionale della Pittura e Scultura Futurista».

1952
Autoritratto con Manda vince il Premio
del Fiorino.

1955
Espone in marzo, alla Galleria Le Ruote, una serie di opere nuove. In dicembre esegue le scene e i costumi per Suor Angelica di Puccini per il Teatro Comunale di Firenze.

1958
Muore la madre.

1959
Va ad abitare definitivamente a villa Le Coste a Fiesole. Frequenta Marino Moretti, che aveva conosciuto nell'infanzia, Nicola Lisi, Pietro Rebora. Partecipa alle mostre promosse dall'Ente Premi Roma per il cinquantenario del Primo Manifesto Futurista, a Winterthur, Monaco, Roma.

1960
Frequenta il corso di teologia del Seminario di Fiesole. Partecipa alla grande rassegna dedicata al futurismo dalla XXX Biennale di Venezia.

1961
Esegue scene e costumi per La finta semplice di Mozart, per il Teatro di Corte di Napoli.

1962
L'Accademia di Belle Arti e gli Enti Turistici Fiorentini celebrano il cinquantenario della sua pittura con la mostra organizzata a Palazzo Strozzi.

1963
Crea le scene e i costumi di Goyescas di A. Granados per il Teatro Comunale di Firenze. Fa amicizia con il poeta spagnolo Jorge Guillen, che gli viene presentato da Roberto Papi. Nella sua nuova pittura si manifesta, secondo Guillen, una «presa di possesso esplosiva» sulle cose di questo mondo, mentre l'esperienza mistica si va esaurendo.

1965
Presenta alla IX quadriennale di Roma una serie di quattro dipinti dal titolo Figura seduta,, che apre nel suo lavoro un capitolo del tutto inedito e introduce la sorprendente fioritura pittorica degli ultimi vent'anni. Conquista una libertà interiore finora sconosciuta, Conti sperimenta estesamente la sua nuova visione, dove la realtà degli oggetti e quelli della natura si infrecciano misurandosi con la dimensione cosmica.

1966
Crea i costumi e le scene di Pelléas et Mélisande di Claude Debussy per il XXIX Maggio Musicale fiorentino.

1967
In febbraio partecipa alla rassegna «Arie Moderna in Italia 1915-1935» con una sala personale, presentata da C.L. Ragghianti. Dona al Museo Internazionale d'Arte Contemporanea il dipinto Grande figura seduta. Esce una monografia di Luigi Carluccio sul suo lavoro. In ottobre si inaugura una mostra antologica organizzata dal Ministero della Cultura Olandese ad Amsterdam, Utrecht, Nijmegen.

1971
In febbraio le edizioni Centro D, in occasione delle celebrazioni per il sessantennio del suo lavoro, pubblicano un catalogo che reca importanti studi di Enrico Crispolti e Cesare Vivaldi sulla sua pittura, e di Lamberto Pignottì sull'opera letteraria.

1974
In maggio-luglio, in occasione della mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, appare una nuova monografia per le Edizioni Silvana, con testi di Cesare Vivaldi, Enrico Crispolti, Giacinto Spagnoletti e Sandro Zanotto.

1975
L'Istituto Vieusseux gli dedica una tavola rotonda a cui partecipano: Alberto Boatto, Luciano De Maria, Geno Pampaloni, Silvio Ramat, Vanni Scheiwiller. Mario Verdone, Cesare Vivaldi.

1976
II suo libro Quasi ed oltre viene pubblicato dalle edizioni Scheiwiller. In occasione della sua mostra al Forte di Belvedere conosce Robert Rauschenberg che si entusiasma per il Nudo di ragazzo.

1979
Lo scopo a cui Conti ha dedicato molte energie, la costituzione di un centro di documentazione sulle avanguardie storielle, si concretizza nella nascita della Fondazione Primo Conti. L'artista dona ai comuni di Fiesole e di Firenze la sua villa fiesolana e la maggior parte delle sue opere storiche e recenti, insieme ai documenti che ha raccolto sull'avanguardia. Attualmente la Fondazione ospita oltre ventimila documenti.

1980
In settembre viene pubblicato il libro Vecchia bicicletta nuova, per le edizioni La Virgola di Roma, scritto in collaborazione con Vanni Scheiwiller. In ottobre è allestita una grande mostra antologica nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, organizzata da Maurizio Calvesi e Giovanna dalla Chiesa, con catalogo edito dalle Nuove Edizioni Vallecchi.

1982
In agosto entra in corrispondenza, con Jorge Luis Borges, che gli invia una sua poesia.

1983
Disegna il ritratto di Borges. Si trasferisce nella casa attigua alla villa in cui è collocata la Fondazione. Pubblica, in forma di lunga intervista con Gabriel Cacho Millet, la propria autobiografia La gola del merlo, per le edizioni Sansoni. Ottiene con questo volume il Premio Viareggio per la saggistica. Esegue a memoria un piccolo ritratto di Dino Campana.

1984
Riceve il Premio Città Eterna della Fondazione Anna Pane, in occasione della sua XVII edizione.

1985
Viene girato il film di A. Redini, a lui dedicato, Vivere l'avanguardia, per la Rai.

1986
In maggio partecipa alla mostra di Palazzo Grassi a Venezia «Futurismo & Futurismi», con le opere Simultaneità di ambienti e II seminatore, oltre che con molti documenti della Fondazione. Pubblica per le edizioni Novecento di Palermo, in collaborazione con Vanni Scheiwiller, un volume di poesie, L'incauta vetta, curate da Gabriel Cacho Millet, che raccoglie inediti del passato e opere recenti.
Nello stesso anno sempre a cura di G. Cacho Millet esce La fuga delle Veneri, Firenze, Vallecchi.

1988
Esce il romanzo sintetico futurista Azet, a cura di Gabriel Cacho Millet, Roma, Edizioni della Cometa. Partecipa, a conclusione dell'Anno Mariano, alla Esposizione Nazionale d'Arte Contemporanea di Palermo (8 luglio - 6 agosto). Primo Conti muore il 12 novembre.